Skip to main content
Musica, tempo, ritmo e spazio nel danzato

Musica, tempo, ritmo e spazio nel danzato

A detta di molti danzatori non professionisti ballare in uno spazio circoscritto, immaginando di farlo senza alcun appiglio ritmico, perciò senza musica, risulta essere difficile per l’esecuzione dei movimenti.

Può esistere perciò la danza senza musica?

Sicuramente questo elemento è raffigurato in quadri antichi, nei geroglifici antichi che testimoniano l’esistenza remota del ballo, ma anche quando si osserva una rappresentazione grafica od artistica di questa natura, è oltremodo istintivo farlo immaginando nel contempo una sorta di sottofondo melodico.

Nel nostro stesso immaginario, quando proiettiamo nella nostra mente qualcuno che danza lo facciamo immaginando anche un semplice ritmo di percussioni o melodia cantata di sottofondo.

Questo però non per tutti è così, i danzatori realmente abituati al movimento fisico, che dominano da anni il tempo ed il ritmo musicale, riescono ad incarnarli talmente bene da riuscire a danzare anche sul nulla, senza musica, o con tiepidi appigli ritmici, distanti l’uno dall’altro (forse lo scenario più difficile di tutti, da seguire).

Tutti gli elementi naturali che compongono il creato, noi stessi inclusi, ci muoviamo e viviamo “a tempo”: dal battito del nostro cuore, alla nostra camminata e mille altri elementi presenti nell’essere umano, sono stati tecnicamente costruiti dalla natura basandosi sul tempo, la Terra va a tempo girando su se stessa arrivando sempre “in orario”.

Resta il fatto che quando chiunque si accinge a danzare, immagina in un modo o nell’altro un sentiero ritmico da poter sfruttare durante la propria performance.

Ma che cosa realmente ha ispirato la danza nel corso dei secoli? 

Ovviamente la musica.

Se il ballo è l’equivalente diretto delle espressioni del corpo all’interno dello spazio, queste sono  state costruite ed ispirate dai tempi più remoti sulla nascita della musica.

Inizialmente anch’essa un tipo di comunicazione non verbale dettata dalla caratteristica primordiale del ritmo e del tempo.

L’elemento suono è escluso dallo spazio ma agisce appunto sulla circostanza temporale, possedendo un momento di inizio ed uno finale, si espande o si contrae nel tempo.

E’ il ballo che agganciandosi sulla linea ritmica e pertanto quella temporale, genera in parallelo la dimensione dello spazio grazie alle movenze geometriche ed alle gestualità del danzatore stesso.

La danza è quindi paragonabile alla necessità diretta di produrre un’entità concreta ai “binari sonori” dettati dal tempo e dai ritmi, invisibili dagli occhi ma apprezzabili esclusivamente dal senso uditivo.

Un esempio diretto lo si ha osservando un infante che ascolta musica, il bambino gestisce istintivamente questo legame tra il suono del Mondo esterno che lo attraversa raggiungendo la sua percezione sensoriale interna, generando subito e senza remore il movimento.

E solo pochi individui adulti e ormai formati riescono a rammentare questo stato di istintività che la danza in un certo senso richiede e che se persa, deve essere assolutamente allenata e ritrovata dal danzatore.

Riuscire a plasmarsi sul ritmo musicale è per questo una qualità essenziale che deve per forza essere incorporata ed implementata da ogni ballerino, che sia esso professionista o amatoriale, in maniera da raggiungere il miglior risultato di sincronizzazione corporea col suono musicale.