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Recitazione e danza teatrali come forme di crescita oggi e nel passato

Recitazione e danza teatrali come forme di crescita oggi e nel passato

Il teatro possiede una storia lunghissima, per scorgerne i preludi bisognerebbe guardare indietro nel tempo di circa duemila e cinquecento anni, ancor prima dello sviluppo delle grandi civiltà sul Pianeta.

Le forme teatrali o attività teatrali sono presenti nel corso delle epoche in quasi tutte le civiltà, nascono però o per lo meno derivano, da un unico ceppo d’origine che affonda le proprie origini nella Grecia classica del sesto secolo A.c.

Recitazione e danza teatrali sono state da sempre state intese come forme di crescita, sia oggi che nel passato.

Dalla cultura dell’antica civiltà ateniese, nascono comprovate molteplici altre tradizioni che si sono poi evolute a seconda delle culture in distinte zone del Globo.

Ciò che nella storia ha indotto al cambiamento ed agli sviluppi nel panorama artistico teatrale, è rappresentato dagli sconvolgimenti geopolitici, economici e sociali che i grandi eventi storici solevano far nascere.

Grandi eventi di cambiamento come le rivoluzioni scientifiche ed industriali, le quali erano legate soprattutto alle nuove scoperte, oppure cambiamenti conseguenti ad antiche guerre o battaglie del passato, come ad esempio la Rivoluzione francese, quella industriale inglese o la più classica ed a noi stessi conosciuta unità d’Italia, servirono a mutare intrinsecamente lo sviluppo e le opere teatrali contemporanee all’epoca stessa.

Mutamenti che coinvolsero anche classi sociali distinte da quelle della nobiltà (alle sole quali un tempo il teatro e lo spettacolo appartenevano), ad esempio dopo il grande subbuglio post rivoluzionario, in Francia durante il sedicesimo secolo, vi è un radicale cambiamento delle rappresentazioni di teatro (nella forma rappresentativa e nei temi), subito dopo la ribellione delle classi medie, che riescono ad impossessarsi di quasi tutti i teatri del Paese.

Ora il protagonista è il popolo, assieme alle sue storie, alla cultura ed ai suoi valori, che in questo delicato periodo si rivolgono tutti verso un clima di totale liberazione.

Il realismo è per questo un elemento che caratterizza profondamente le nuove opere teatrali, un realismo fortemente voluto dal pubblico tanto da rappresentare al meglio la rivincita e l’emergere della classe sociale ora protagonista.

I temi delle opere rimandano quindi alla cultura popolare ed alla vita di tutti i giorni, sia quella domestica che quella da strada, con le loro sfaccettature sia leggere che molto profonde e serie.

Tutti quei Paesi europei che hanno subito come protagonisti la rivoluzione, sono gli stessi che hanno fondato i più grandi ed importanti teatri nazionali, oggi appartenenti alla storia del Mondo.

Nello stesso scenario nasce quindi la necessità di aprire nuovi spiragli artistici, tutti indirizzati alla rappresentazione del realismo estremo sui palcoscenici delle nuove concezioni teatrali.

In un Paese invece come l’Inghilterra invece, la linea che divideva il popolo dal potere esercitato dai teatri era più visibile e netta.

In Gran Bretagna infatti vi era una situazione industriale molto evoluta rispetto al resto d’Europa e pertanto, la classe media dovette parecchio darsi da fare (se non addirittura lottare), per accaparrarsi i propri teatri popolari, specialmente per il fatto che il monopolio teatrale era in mano a pochissimi sin dalla lontana seconda metà del 1600.

Dopo scontri e lotte politiche la classe sociale media inizia a farsi strada ed a distanza di quasi 2 secoli, attorno al 1860, la grande diffusione dei teatri fondati dalla classe di mezzo causò nientemeno che l’annichilimento sia delle case di Brevetto inglesi, che di quella principale francese.

Le case principali vedevano la corrente teatrale come qualcosa di puro, di nobile e di rispettabile, per questo una volta che il pubblico medio iniziò a subire il fascino del cinematografo, le principali case di monopolio teatrale tornarono sui loro passi, dopo essere state messe da parte dal pubblico della classe sociale media, tanto da quasi rifiutarlo in molti dei loro teatri sotto forma di selezione e di controlli diretti.

Il teatro perciò riacquista il lustro e la rispettabilità d’un tempo, puntando ad obiettivi nuovi e molto ambiziosi, riuscendo persino ad introdurre la commedia e per tutto il diciannovesimo secolo, la costruzione dei più grandi teatri della storia.

Parlando di selettività delle opere, la danza è forse uno degli strumenti ed attività teatrali che vennero sempre sfruttati, sia mentre il teatro venne manipolato dalle grandi partnership, sia quando venne utilizzato dalle grandi masse; per questo la danza è una disciplina artistica che accomuna un po’ tutti, in tutte le classi sociali, ma di questo ne approfondiremo tra poco.

Ciò che aiutò di gran lunga il processo di fruizione e di ulteriore cambiamento che subirono le attività teatrali, è stata senza ombra alcuna la nascita delle grandi reti ferroviarie.

Inoltre in questo delicato periodo di crescita industriale (di livello Mondiale), crebbe la convinzione dei grandi magnati che investire nel mattone teatrale, risultava sicuramente molto più redditizio che investire sulle produzioni.

Grazie al dilagare della rivoluzione industriale ed al susseguirsi delle costruzioni ferroviarie (primo canale di comunicazione), anche oltreoceano nascono le prime grandi tournée di opere teatrali, rese possibili grazie alla palpabile e semplificata possibilità dei viaggi; sono i tempi dei grandi teatri di New York, è il tempo della magnificenza di Broadway.

Per la nascita del teatro indipendente come forma anch’essa di rivolta nei confronti del teatro istituzionale (che soleva rappresentare opere attraverso canoni estetici e materialistici standardizzati, per le masse) , bisognerà attendere quasi fino agli inizi del 1900.

Il danzatore come attività teatrale eterna

Ad accompagnare la recitazione, dagli albori del teatro vi è sempre stato il movimento danzato, uno strumento utilizzato da più di 2000 anni per rappresentare sfaccettature emozionali all’interno delle opere teatrali, tanto da essere considerata sia nel teatro che nel cinema un tipo di attività eterna.

Lo si avverte ormai dappertutto, questa costante fusione, contaminazione e cambiamento, ma l’unica cosa che rimane pressoché inalterata è l’incontro perpetuo tra la recitazione e la danza; una costante che è palpabile ovunque, dalla grande produzione al semplice saggio di una delle qualsiasi scuole o accademie di danza italiane che producono indipendentemente i loro spettacoli di ballo.

La Danza è un’arte che trova senso di esistere in moltissime opere, dalle più indipendenti e di nicchia alle maggiormente conosciute e commerciali.

La tecnica del ballo isolato o in gruppo viene molto spesso integrata ed insegnata all’interno di vari corsi teatrali, ciò che però resta al centro e risulta essere il fulcro tra l’arte teatrale e quella intrinseca del ballo è proprio la fusione tra le stesse, il punto di incontro e di massima espressione di entrambi gli stili, che si fondono in un connubio di contaminazioni trovando infine un tipo di linguaggio in grado di giungere a comunicare con l’anima.

Nell’arte contemporanea tutto risulta essere differente e moderno, ci si distacca dai canoni classici non per un senso di non appartenenza, quanto più per la continua ricerca del nuovo ed originale, dell’inventiva e della scoperta.

La continua elaborazione dei classici stili porta come conseguenza il loro mutamento in qualcosa di quasi totalmente differente, che prende spunto da essi ma che si presenta totalmente diverso sotto forma, colore ed intensità.

La recitazione teatrale dunque va di pari passo all’abilità della mimica corporea attraverso il movimento ed il ballo.

Saper ricreare difficili movimenti con Bellissime linee corporee, o per lo meno sapersi dimenare sufficientemente al suono della musica, risulta da molto tempo essenziale anche nel settore recitativo.

Capita spesso di assistere a produzioni nelle quali il protagonista, conoscendo solo la tecnica recitativa, venga contornato da un accattivante e molto preparato corpo di ballo, in modo da poter così controbilanciare i pesi artistici dentro l’opera.

Il danzatore resterà perciò un’attività teatrale eterna, non potrà mai esistere dramma o commedia senza un buon attore, così come non potrà mai esistere dramma o commedia senza l’interpretazione di un buon ballerino.

A prescindere da ciò che si intende dunque rappresentare sul palcoscenico, lo spettacolo predilige la presenza di questi settori basilari per sussistere a sua volta.